Trasformare Venezia, "che aveva sempre vantato la propria diversità come un pregio inestimabile", in una città come tutte le altre: era questo l'obiettivo che ispirò i progetti urbanistici di Napoleone per la Serenissima negli anni della sua appartenenza al Regno italico (1806-1814). Insensibile al fascino della città unica al mondo, l'imperatore, sollecitato dai notabili locali, mirava a promuovere un processo di modernizzazione prescindendo dalla specificità veneziana. La radicalità di alcuni interventi si tradussero in un vero e proprio scempio del patrimonio storico-artistico, compensato solo in parte dalle realizzazioni urbanistiche e architettoniche e dalla nascita delle Gallerie dell'Accademia e di importanti istituzioni culturali. Il rapporto tra Venezia e Napoleone è sempre stato contraddittorio. Da una parte l'Uomo del Destino, che nel 1797 aveva posto brutalmente fine all'antica Repubblica aristocratica e che ora la considerava poco più che un tassello della sua strategia adriatica. Dall'altra, una popolazione disorientata e duramente colpita dalla crisi economica creata dal blocco della navigazione e dalla pressione fiscale. Alvise Zorzi, esperto di storia veneziana, conduce un'analisi approfondita di quella breve stagione, spaziando dalla nuova organizzazione politico-amministrativa alle vicende della Chiesa locale, dalla guerra marittima franco-inglese alle rivolte contadine, dalle innumerevoli celebrazioni pubbliche alle difficoltà di una società in trasformazione.