"Per vincere, raggiungere l'agognata meta del comunismo maoista, l'ideale di nazione e di purezza ideologica, i fratelli, gli amanti si sono uccisi a vicenda, gli amici si sono voltati le spalle, i figli hanno sbugiardato padri e madri, mandando loro in galera o nei campi di lavoro e se stessi all'inferno del tormento eterno", (dalla prefazione di Francesco Sisci) Questo è il buio degli anni raccontati da Zhang Jie nel seguito di "Senza parole", affresco di storia, vita e passioni. Lontano dai tormenti di Wu Wei nel suo amore per Hu Bingchen, dal sofferto rapporto con la madre Ye Lianzi e con il suo passato, ogni istante è pervaso ora dal buio della guerra civile. Le armi e gli uomini spezzano legami, distruggono valori e, spazzata via dall'interno la propria cultura millenaria, l'intero paese viene costretto a compiere il balzo "dal medioevo alla fantascienza" con una violenza cieca e disperata che nessun altro popolo ha mai conosciuto.