Questa raccolta di versi venne pubblicata nel 1973 quando, come scrive Maurizio Cucchi nell'introduzione, "la poesia dialettale era ancora un oggetto un po' strano per molti..." L'incontro con il dialetto fecondo per non pochi autori italiani, è stato per Zavattini occasione di una riscoperta, di un'invenzione, di una liberazione. Una riscoperta - scrisse Pier Paolo Pasolini, in una recensione appassionata ed entusiasta - che permise a Zavattini di scrivere il suo libro di gran lunga più bello. Anzi un libro "bello in assoluto" dove "tutto è rimesso in gioco, tutto, per dir meglio, ritorna finalmente gioco". Su pudes stricarm' in d'na parola / u durmirés (Se potessi stringermi in una parola /dormirei) ed è in questa parola-sonno-sogno che la terra madre appare, scompare, si trasforma. La presente edizione è arricchita da una Nota al testo con scritti di Giovanni Negri e da un'antologia della critica, ampia e puntuale. Ogni poesia reca al piede il testo tradotto in italiano.