Accecante inno alla provvisorietà dell'essere, ispido tributo al disallineato genio dell'adolescenza, "I vivi e i morti" racconta, nella cornice dell'aspro deserto del Sud-ovest americano, le assurde vicende di Alice, Corvus e Annabel, sedicenni orfane di madre, amiche per caso, eroine loro malgrado nella tragedia della loro vita. Alice non ha mai conosciuto i genitori: dopo la morte della madre, in un incidente aereo, ha sempre vissuto con i nonni, scoprendo solo da grande che il fratello maggiore era in realtà il padre. Ecologista militante, vegetariana, preferisce di gran lunga gli animali agli uomini. Corvus fa del lutto una ragione di vita; ha da poco perso i genitori in un bizzarro incidente d'auto e, dopo aver dato fuoco alla casa ed essersi ritirata in una roulotte con il suo cane, sembra sprofondare in un'indolenza da cui la scontrosa Alice tenta di liberarla. Annabel, la più aggrappata alla vita delle tre, invece, sembra solo una vanitosa intenta a prendersi cura della sua pelle. Intorno, una parata di personaggi che compaiono e scompaiono a formare un'obliqua rete di dipendenza, fiducia e sospetto. Nel silenzio occhiuto del deserto tutto è sulla difensiva, combattivo, deciso a vivere a ogni costo; tutto è e rimane confine, paranoie di vivi già morti e di morti che tornano in vita, e il silenzio è ogni tanto squarciato da qualche mentecatto che si diverte a sparare ai cactus, onnipresenti sentinelle e miraggio di immortalità.