Nel dicembre del 1861, quarantenne, Baudelaire prese una sorprendente decisione: presentare la propria domanda d'ammissione all'Académie française. Il veggente dei "Fiori del Male", maledetto da tutti i benpensanti, nel tempio dell'ufficialità e del conformismo culturale. Una contraddizione stridente, inseguita per ragioni sconosciute ma forse soprattutto per quel desiderio, da dandy, di rendersi sgradevole e incomprensibile a tutti. Questo libro raccoglie dai documenti (lettere, versi, incontri, ricordi) gli "atti relativi" alla tentata scalata accademica, e li rimonta come un racconto inchiesta o come la breve biografia romanzesca dei tre mesi della infatuata ambizione. Il grande flâneur è inseguito, registrato come da un invisibile testimone, giorno per giorno: nelle visite elettorali agli "immortali", di cui tracciava nel suo nero taccuino schede rapide e irriverenti che condensavano la sua visione della cultura dominante, nelle passeggiate curiose per la Parigi in cui Haussmann apriva spazi per la nuova folla, negli incontri con gli amici fidati (il poeta Nadar preferibilmente, con cui parlare di donne, progetti e personaggi importanti). Soprattutto cercando di intercettare quello sguardo di chi, per la prima volta, vedeva nelle strade la modernità, il "genio dei tempi".