Tra le decine di romanzi polizieschi di Edgar Wallace, "La mano rossa" spicca per un tema che conoscerà un enorme successo quando verrà ripreso da lan Fleming nel ciclo di James Bond: l'umanità minacciata da una catastrofe scatenata da un 'organizzazione criminale e un solo uomo eccezionale in grado di sgominare la banda e impedire l'apocalisse. Naturalmente i decenni che separano Wallace da Fleming segnano differenze sostanziali: la Mano Rossa, che ricatta il governo inglese minacciando di innescare una terribile pestilenza in tutto il paese, è una organizzazione italiana capeggiata da un giovane e affascinante nobile senese, il conte Festini, e il suo antagonista, lo 007 ante litteram che la fronteggia, è Antonio Tillizini, gentiluomo d'azione, ma anche professore di Antropologia all'Università di Firenze e studioso lombrosiano. Ambientato tra Siena e l'Inghilterra, "La mano rossa" non è tuttavia solo un romanzo d'azione: la ricostruzione della Londra del secondo decennio del Novecento, l'accuratezza della caratterizzazione dei personaggi non solo i due italiani, ma anche gli indimenticabili protagonisti inglesi, la descrizione dell'ambiente degli immigrati italiani che ci riporta a un tempo nel quale i 'diversi' erano i nostri emigrati, conferiscono al romanzo uno spessore e un interesse che va ben al di là del puro intreccio di thriller.