"L'autrice ci propone qui un vero e proprio poema, e come tale questo suo nuovo lavoro va accostato nella sua prospettiva identitaria, appunto come specifico genere letterario; o, per meglio dire, nella forma contemporanea della narrazione poemática (...). E dunque, secondo una tradizione di identificazione del poema con una sorta di attraversamento dei saperi, assistiamo all'allestimento di una escalation di categorie simbologiche, esoteriche, alla attenzione drammatica (...). È dunque proprio in questo inquieto e talvolta profetico contrasto di energie e di progetti che nasce al mondo la figura di Bobby Fischer. (...) Quando diciamo che una personalità tanto singolare non sarebbe potuta nascere che lì, confermiamo semplicemente questa relazione, niente affatto casuale, tra soggetto umano e contesto; come se il soggetto umano costituisse da sé l'emblema e l'enigma sperimentali attraverso il quale un'epoca di trasformazione può essere, materialmente e emblematicamente, descritta (...). C'è una visionarietà potente dentro questo smagliante e coltissimo plurilinguismo (...) che approda alla verità dell'eroe, una verità volutamente universale, archetipica, che vede trascinati in un medesimo pozzo di degrado Fischer e Spasskij, alternamente vincitore e vinto, Padre e Nemico, poli antitetici della storica 'guerra fredda' mossi con livide e caute ipertensioni sulla bicromia invariante di una scacchiera (...)." (Dalla prefazione di Giorgio Luzzi)