Il volume ripercorre i momenti salienti del processo di ricostruzione di Skopje per opera di progettisti internazionali del calibro di Kenzo Tange, Constantinos Doxiadis e Ernest Weissmann, a seguito del fatale terremoto che il 26 luglio 1963 distrusse la città, cercando di restituire la complessità che caratterizza la ricostruzione, patrocinata dalle Nazioni Unite, ma viziata da ingerenze politiche dettate dalla Guerra Fredda allora in corso. Dalla strumentalizzazione mediatica della vicenda per fini di propaganda politica, al confronto internazionale fra metodi di progettazione urbanistica in voga negli anni Sessanta; dal dibattito irrisolto sulla monumentalità nell'architettura contemporanea, ai problemi scaturiti da un processo di modernizzazione top down, la storia di Skopje riassume non solo il dramma di una città sconvolta da un evento imprevisto e imprevedibile, ma riafferma la centralità della (ri)costruzione delle città in quanto tema che necessita un'urgente riflessione sulle responsabilità degli attori, sui metodi di intervento e sui possibili effetti a lungo termine di tali pratiche.