"Non è possibile amare troppo i propri figli". È un'affermazione che ci appare evidente, ma che fino a pochi decenni fa molti genitori avrebbero trovato strana: il rapporto tra adulti e bambini, che è oggi quasi esclusivamente uno scambio di affetto, tenerezza, supporto e vicinanza, è stato per molto tempo basato solo sull'autorità, sul dovere e sulle regole. E se è pacifico che un'educazione armoniosa deve lasciare spazio ai sentimenti, è anche vero che questi sentimenti non possono essere sempre e solo positivi: un bambino ha bisogno di vivere anche momenti di ribellione e di odio per costruire la propria autonomia psicologica, e gli adulti devono essere in grado di riconoscere la forte ambivalenza dei propri stati emotivi più profondi. Secondo la psicoterapeuta Caroline Thompson, si è verificata un'inversione di ruoli per cui non sono più i genitori a guidare i figli, ma sono i figli a dover sostenere i genitori smarriti, vittime di angoscia di separazione. E più i genitori sono angosciati, più i figli sono sommersi dal senso di colpa e oscillano tra sottomissione e ribellione, senza riuscire a trovare la via dell'indipendenza. Il figlio è sovrano, ma è un sovrano prigioniero del suo regno.