Si possono racchiudere le più alte verità filosofiche in un racconto fantastico? Shihàb al-din Yahya Suhrawardi - uno dei massimi pensatori medievali dell'Islam iraniano - riteneva che la vera sapienza si può attingere solo attraverso un'illuminazione che non ha nulla a che vedere con la logica formale dei discorsi filosofici. Ecco quindi che nei suoi scritti egli fa continuamente ricorso ai simboli, alle metafore, alle visioni, alle intuizioni. Questi racconti esoterici ci portano in un mondo mistico che è il vero luogo intermedio fra spirito e corpo, e nel quale l'uomo può cogliere, grazie alla forza dell'immaginazione, il senso delle verità più nascoste. I titoli di questi racconti, come "II fruscio delle ali di Gabriele", "Vangelo purpureo", II racconto dell'esilio a Occidente", "La lingua delle formiche", sono la testimonianza di come per Suhrawardi l'immaginario rappresenti il modo più diretto per esprimere le realtà metafisiche. E le storie che ci narra, in una straordinaria varietà di trame e di figure, sono tutte una rappresentazione del difficile viaggio che l'intelletto umano deve compiere per approdare alla Verità.