Il secondo volume di questa "Storia dell'urbanistica moderna" tratta in via preliminare gli sviluppi della disciplina - dai piani a griglia dell'Ottocento, alla cultura funzionalista del primo Novecento, alle esperienze che nel campo della pianificazione urbana e regionale sono state consumate in Gran Bretagna e negli Stati Uniti - nel periodo in cui il modello occidentale di modernizzazione veniva generalmente identificato come un percorso obbligato per ogni nazione. Dalla seconda metà del ventesimo secolo l'urbanistica ha dovuto affrontare nuovi compiti nel quadro della formazione di un unico mercato globale, all'interno del quale ha preso corpo una nuova geografia degli insediamenti e immense regioni sono state urbanizzate al di fuori del contesto europeo e nordamericano. Gli urbanisti sono stati spesso portatori di un sapere fortemente condizionato dagli imperativi dell'economia e della politica, ma in alcune esperienze significative hanno messo in discussione la cultura modernista attraverso la quale hanno forgiato i propri strumenti teorici e operativi, senza tuttavia sacrificare una tradizione del moderno ispirata al rispetto dei diritti individuali e collettivi e alla ragione. Questo consente oggi di prefigurare l'avvento di una "seconda modernità" all'interno della quale l'urbanistica possa dare il suo contributo a un processo decisionale su temi di natura economica, morale ed estetica alla luce dei problemi e dei conflitti di una società postindustriale.