Il segretario, Un signore, X, II cuoco, sono i personaggi della "Busta", quattro ruoli per un gioco che da subito si rivela inquietante. In un ambiguo ufficio-bunker arriva un signore che ha ricevuto una misteriosa busta a domandare le ragioni per cui gli è stata recapitata. Lo accoglie il segretario di un inaccessibile presidente. I modi subdoli del funzionario, i maltrattamenti inferti a un individuo che si nasconde in un ripostiglio, le urla che di tanto in tanto giungono da fuori, a segnalare che una vittima è stata torturata perché capisca cos'è la democrazia, l'irruzione di un cuoco aggressivo con un pentolone di carne sospetta, sono i manifesti indizi che il luogo nasconde qualcosa di minaccioso. A poco a poco si lascia intuire che il signore è stato convocato per rispondere di un'ignota colpa. Immediato dunque il riferimento a Kafka, uno degli autorevoli modelli cui Scimone impronta la propria scrittura, insieme a Beckett e a Pinter. Un testo agile nei dialoghi, in una lingua lontana da qualunque cadenza regionale che alterna battute comiche e agghiaccianti; un lavoro che parla di oggi, di un potere senza volto che si camuffa, di violenza ormai metabolizzata e accettata nel profondo, di un regime dittatoriale praticato senza dirlo.