È la vigilia di Natale e Alessio Gorgosalice si affretta sul vialetto di Villa della Pace, la residenza per anziani in cui vive nonna Armida. Ha bisogno di parlare con lei. Non che si aspetti grandi risposte: la demenza senile le consente a stento di riconoscere chi ha davanti. Ma il suo obiettivo, forse, è un altro. Alessio ha poco più di trent'anni, fa l'assicuratore e ha una vita estremamente regolare. È sposato con Isabella e insieme abitano in una villetta a schiera acquistata grazie all'aiuto del suocero e scrupolosamente arredata coi mobili prodotti in serie da un "mobilificio incapannonato al centro della campagna, una specie di microcosmo in miniatura, un'epitome di mondo, un museo della creazione". Ogni giorno Isabella, ingegnere che si occupa di progettare e collaudare impianti, una mente votata ai calcoli e alle previsioni, gli prepara un pasto sano da portarsi al lavoro, che Alessio accetta con un sorriso. Ma sotto la superficie levigata di una vita come tante - il matrimonio, il desiderio di paternità, la dedizione al lavoro - fremono istinti selvaggi, risvegliati dalla relazione extraconiugale che Alessio intrattiene con Barbara. La recita che è sempre stata la sua vita si è incrinata in modo irreparabile e in lui stanno esondando pulsioni impossibili da arginare. Con una voce brillante, complessa, divertita e fantasiosamente ipertestuale, il narratore segue il magma dei pensieri di Alessio negli abissi dell'introspezione per poi andare a stanare tutti gli altri personaggi fino ad assumerne il punto di vista.