Poco prima del '68 scoppia uno scandalo che mette in subbuglio la principale banca della città: i vertici dell'Istituto, i giudici, gli impiegati, i funzionari, i dirigenti dell'esattoria e i loro clienti, gli amici, i parenti, si trasformano in attori di una vicenda paradossale nella quale i buoni diventano i cattivi, le vittime i carnefici, i colpevoli gli innocenti e alla fin fine tutti sono irrimediabilmente complici. Questo mondo alla rovescia rivela contraddizioni e magagne di una società che, mentre conquista il benessere, ha perso il ben dell'intelletto e ogni senso morale, ogni discernimento. In una sequenza di casi raccapriccianti ricostruita con feroce sarcasmo l'Italia opulenta svela il suo vero volto e al lettore rimane in bocca persino il ghigno beffardo, mentre monta la rabbia e lo sdegno, la sensazione che non ci sia niente da fare contro la marea dell'infamia che cresce e ti sommerge, nella vita privata come in quella pubblica. Ricalcato su una storia vera di fine secolo il romanzo di un'Italia barbara e cialtrona, dove non c'è posto per nessuna illusione, nessuna speranza.