"Lasciandosi alle spalle l'opposizione fra due poetiche dominanti e apparentemente incompatibili - da un lato"l'oltranzismo politico inoffensivo"(Fortini) delle avanguardie, dall'altro una tradizione di poesia"impegnata"spesso inefficace - i testi di Astremo, Ciofi, Lucini e Passannanti si aprono a influenze nuove e diverse, difficilmente riconducibili a nette contrapposizioni. Nascono cosi linguaggi poetici nuovi ed incisivi, caratterizzati da una grande ricchezza espressiva e linguistica, che combinano registri diversi e spesso antitetici. [...] Nei"poeti del dissenso"il riuso della tradizione mira a rendere piu limpida la comunicazione con il lettore. Non stupisce peraltro che molte delle"poesie del dissenso"proposte da Astremo, Ciofi, Lucini e Passannanti risentano dell'influenza dei pastiche linguistici e concettuali delle nuove avanguardie degli anni '90. [...]. Colpiscono innanzitutto i frequenti riferimenti critici ad un potere politico indecifrabile e assoluto, monolitico e minaccioso, per il quale"il trasformarsi del consenso in ignoranza e la condizione della sopravvivenza"(Passannanti, Desiderio delle masse).
Per i"poeti del dissenso", confrontarsi con questo potere non e piu una questione di scelte politiche, ne tanto meno di dichiarazioni di poetica. Nel mondo descritto da Astremo, Ciofi, Lucini e Passannanti la conoscenza della miseria e della sofferenza altrui non e piu il"privilegio"dell'artista in cerca di orfici misteri...".