Perché non esiste un premio Nobel per il diritto? Dai fisici, dai chimici, dai medici, dagli economisti ci si attendono nuove scoperte, nuove invenzioni, nuove idee in grado di accrescere il benessere dell'umanità. Nel campo del diritto, invece, l'innovazione viene vista con sospetto. Dai giuristi non ci si aspetta che siano forniti di una dose piccola o grande di creatività. Piero Calamandrei diceva che i giuristi non possono permettersi il lusso della fantasia. A ben vedere, però, il cambiamento è una delle caratteristiche del diritto nell'esperienza giuridica occidentale. La storia è piena di esempi di innovazioni giuridiche dovute all'opera del legislatore, della giurisprudenza, della prassi, della dottrina. Dietro queste innovazioni c'è l'opera sapiente del giurista. Il libro non si occupa delle tecniche giuridiche del cambiamento (ad esempio: le riforme legislative). Si propone, invece, di capire se esistono delle tecniche cognitive dell'innovazione. Partendo da alcuni dei cambiamenti più rilevanti intervenuti nell'ordinamento negli ultimi decenni, nel volume si è cercato di stilare un primo inventario delle tecniche cognitive a cui il giurista ricorre quando deve fornire nuove risposte a vecchi e nuovi problemi.