Nel 2030, secondo l'OMS, i diabetici nel mondo saranno 366 milioni. Già oggi superano i 300 milioni, con costi insostenibili per i sistemi sanitari. Il diabete, però, si può curare e forse, in un futuro non troppo lontano, persino guarire. Molti progressi si sono ottenuti in campo farmacologico, ma le promesse più grandi vengono dal trapianto di isole pancreatiche e dalla ricerca sulle staminali. I laboratori di Camillo Ricordi, a Miami, sono stati tra i pionieri nel trapianto di isole e stanno lavorando alacremente per creare dalle staminali tessuti in grado di produrre insulina. Potrebbe essere la cura definitiva. Nel frattempo, però, per milioni di diabetici, l'importante è prevenire i danni agli organi per l'eccesso di glucosio. Nel centro diretto dallo scienziato si è messo a punto un programma di gestione della malattia che facilita la vita del paziente e ne migliora la prognosi. Il segreto? Sta tutto nella capacità di autogestire la terapia e l'alimentazione quotidiana. Ma la via verso la cura del diabete, e di altre gravi malattie, non passa solo dai laboratori, dipende anche dal modello di ricerca. Ricordi, convinto che il modello vincente stia nell'interazione scientifica che superi i confini nazionali e i vincoli normativi, ha creato un network internazionale di centri di ricerca che collaborano per trovare una cura alle grandi patologie killer: una vera "cura per tutti". Sarà questa la strada per sconfiggere le malattie oggi incurabili?