"Mi sono reso conto che non riusciremo mai a debellare dalla Storia il male che gli uomini commettono nei confronti degli altri uomini. Nonostante il trauma di Auschwitz, i genocidi e i crimini contro l'umanità sono continuati nei gulag staliniani, in Biafra, in Ruanda, in Bosnia e altri ne seguiranno ancora." Queste parole di Moshe Bejski non sembrano lasciare spazio alla speranza. Eppure la sua vita di scampato alla deportazione grazie all'aiuto di Oskar Schindler e la successiva fondazione del Giardino dei giusti, da lui ideato, rappresentano proprio un esempio che esorta a non cedere di fronte all'apparente ineluttabilità del male nel mondo. Ogni albero del Giardino ricorda la vita di un uomo che ha salvato almeno un ebreo dalla persecuzione nazista durante la Shoah. Gabriele Nissim, giornalista e saggista, ha dialogato a lungo con Moshe Bejski nel corso degli anni, contribuendo alla diffusione delle storie dei giusti provenienti da tutto il mondo. L'autore ci guida in un itinerario del tutto particolare. Ci invita a rileggere i grandi pensatori del Novecento che si sono interrogati sul bene possibile nelle situazioni estreme, e indaga il significato dei termini "responsabilità", "dignità", "verità", "giudizio", "perdono", "conciliazione", cercando di individuare, all'interno di tanti racconti, quale sia stata di volta in volta la molla che ha spinto i protagonisti a gesti di bontà apparentemente insensata.