All'alba del 15 aprile 1945 un gruppo di sette partigiani in un piccolo comune della bassa reggiana viene accerchiato e messo al muro da una squadraccia di camicie nere. Si parla di errore strategico, ingenuità tattica, di una sentinella che ha ceduto al sonno, di una spiata e, peggio ancora, di un tradimento all'interno della stessa brigata. Dopo 30 anni un sopravvissuto all'eccidio torna a ripercorrere i vecchi sentieri partigiani. Aveva 20 anni nel 1945 e imbracciava un fucile. Nel 1975 cosa fanno i ventenni? C'è chi lavora in fabbrica, chi studia, chi grida nelle piazze e c'è ancora chi imbraccia fucili e spara, rivendicando radici proprio nei gesti e nelle azioni dei leggendari combattenti partigiani. Queste due generazioni hanno qualcosa in comune? Padri e figli riescono a comunicare? Che Italia hanno consegnato i primi? Sulla base di testimonianze e di documenti storici, il romanzo ricostruisce un cruento episodio della Resistenza, avvenuto pochi giorni prima della Liberazione. Non solo una storia partigiana, ma il confronto tra la generazione cresciuta sotto il ventennio fascista e quella insanguinata e fanatica della contestazione e dell'apogeo delle Brigate