"Uno spettro ossessiona la letteratura: il romanzo, diventato a tal punto egemonico che tutta la produzione letteraria sembra doversi ridurre a esso. Nello specifico è il romanzo internazionale, insipido, senza stile, immediatamente traducibile in inglese o tradotto dall'inglese, l'unico oggetto di una letteratura senza altra storia se non il gioco dei suoi simulacri, dei suoi plagi, della sua moneta falsa. La questione di fondo, qui, non riguarda la decadenza della letteratura né la fine del genere romanzesco, bensì ciò che è nato con Omero e che dipende da ciò che noialtri scrittori continuiamo a chiamare letteratura." Personalità controversa, sulla scia di intellettuali come Celine, Millet si è guadagnato un ruolo ambivalente in Francia: da una parte editor del bestseller "Le benevole" di Jonathan Littell, dall'altra critico severo dell'industria culturale e della letteratura contemporanea, di cui "L'inferno del romanzo" è l'esito più originale e incandescente. "L'Inferno del romanzo è un libro che chiunque oggi abbia a cuore la letteratura e la produzione di libri dovrebbe leggere e tenere caro. Le parole di Millet hanno davvero il raro potere di destare dal sonno dogmatico chi le legge." Dalla nota al testo di Carlo Carabba.