Big man, il grande uomo, è Dan, ultima speranza di riscatto per un piccolo e povero paese della Scozia. Gli operai si ritrovano al pub, bevono, scommettono, mentre il mondo corre rapidamente verso altri scenari (degrado, disoccupazione, droga, denaro sporco). E per non essere sopraffatti, per restare ancorati alle loro misere ma orgogliose speranze, questi uomini in via d'estinzione hanno bisogno di un sogno, di un eroe, di una sfida epica. È quella organizzata per Dan, lottatore per destino: un incontro di pugilato senza ring né regole, un combattimento a mani nude che diventa la ragione di una crescente attesa, di un'aspettativa protratta e per questo eccitata e concitata, anche per chi legge. William McIlvanney riesce a rinnovare la forza morale insita in ogni grande sfida sportiva, ma contemporaneamente sottolinea l'illusorietà; evoca la tragedia; dipinge l'amarezza, ma è formidabile nell'inchiodare con l'ironia, talora caustica, limiti e difetti dei protagonisti. E ancora una volta, ma senza affidarsi a cliché, la forza fisica si muta in forza morale.