L'analisi delle aree di tutela riservate all'impresa in perdita nei variegati meandri procedurali in cui si esplica il rapporto tributario ha finito per aprire una finestra su una delle questioni aperte dell'intero settore tributario, storicamente alle prese con le esigenze del prelievo, a discapito, talvolta, di un quadro di adeguata certezza, coerenza ed uniformità rispetto all'applicazione delle regole del gioco, che, di per sé, traggono ispirazione da incontestabili principi di rilievo costituzionale. Lo scenario in cui si barcamena il contribuente è intriso di diffidenza rispetto a manovre più o meno illegittime di compensazione intersoggettiva (od infrareddito) delle perdite, il cui tangibile sbocco consiste nell'estrema complessità, particolarismo e tecnicismo delle norme di riferimento, che, oltre ad essere animate, il più delle volte, da un marcato animus antielusivo, tendono a porsi in aperto conflitto con gli stessi principi cui si ispira la disciplina positiva. Contraddizioni ed incoerenze, quelle evidenziate con il presente lavoro, che sembrano esplodere, letteralmente, quando si ha a che fare con le esigenze di recupero, a seguito di errore, anche in sede di accertamento o di primo riscontro del dichiarato, di una posizione attiva consistente in una perdita d'impresa.