"La forma poetica di Gian Ruggero Manzoni è da sempre stata caratterizzata da uno sporcare la prosa con la poesia, non si sa se per bisogno di un contenitore assoluto o per naturale e istintivo dubbio nei confronti delle forme pure che, al massimo della loro tensione, invece di aprirsi si chiudono come reliquie... Lo scrittore, insomma, come poi l'artista in genere, oggi più che mai, mi pare, deve avere fede, deve avere la forza immobile di abbandonarsi alla tempesta, al fluire dei rottami e dei frammenti di vita tra memoria e corrente, come un occhio del ciclone, al centro del turbine, posando il capo sul sacco in un sonno che non è altro che veglia profondissima, oltre la mente ma nel corpo in pericolo; deve affidarsi a quella corrente, perché anche il sangue deve fluire, scongiurando le troppe ecchimosi di tanta letteratura della consolazione. Se la fonte del peccato, come ricorda Paolo, è nella carne, dalla carne viene anche la salvezza (il 'miracolo'): e il peccato è della e nella carne non perché essa sia cattiva in sé, ma per il fatto che in essa vi è la morte, soprattutto la paura della morte, fonte di ogni peccato; se pensiamo alle parole di Gesù sulla vita: 'Chi cercherà di salvare la sua vita, la perderà; ma chi la perderà, la preserverà' (Lc 17,33) ci accorgiamo che il 'miracolo' è in fondo tutto qui. E questo vale anche per la scrittura di Gian Ruggero Manzoni e per l'arte di Mimmo Paladino. È forse proprio questo tutto il calore del mondo." (Andrea Ponso)