Per Marco Russo, innocuo "scugnizzo" napoletano, il 7 novembre del 1970 sarà il giorno della resurrezione, il momento in cui scoprirà qual è il suo posto nel mondo: guardando Carlos Monzón che si batte contro Nino Benvenuti, il dio della boxe lo farà suo per sempre. Nonostante la determinazione violenta, Marco è un combattente sensibile e colto, a dispetto delle interminabili ore passate in palestra ad allenarsi. Per lui la boxe sarà una religione da seguire senza distrazioni, uno sport che porta con sé i valori e le regole necessarie per un uomo che sceglie di non mollare. L'uomo che cercherà sempre di essere. Marco, che "tiene cervello" e non solo pugni, si scontrerà con l'uomo che è diventato dopo quasi dieci anni di successi sportivi. Quel ragazzo limpido come acqua di fonte farà ancora a pugni, ma con se stesso. Con un uomo invecchiato, che conosce la vittoria ma che ha perso la furia, l'orgoglio e l'amore. Un uomo che scenderà a compromessi con i suoi valori. Che trasformerà la sacra lotta in barbarie da strozzini. Un uomo che non crede più in sé stesso e che non riconosce più neanche la sua immagine allo specchio.