Un lavoro che ha aperto, all'interno del marxismo, un campo di ricerca oggi più che mai attuale, una sfida per costituire una filosofia che comprenda la totalità dei rapporti sociali nella realtà contemporanea. L'"Ontologia dell'essere sociale" è l'opera sistematica cui Lukàcs attese negli ultimi anni della sua vita. Ritornano in quest'amplissima riflessione gli orientamenti speculativi e le categorie filosofico-sociali che sono sempre stati al centro della riflessione lukàcsiana. L'ambizione di fondo del pensatore ungherese è quella di delineare, come dice lo stesso titolo dell'opera, un'ontologia, ossia un'indagine sulle strutture costitutive della realtà. Per un verso tale indagine ontologica appare a Lukàcs carente nel pensiero dei classici del marxismo, impegnati in altre imprese intellettuali; per un altro verso egli ritiene che una riflessione di questo genere sia necessaria e possibili in rapporto alla situazione speculativa del nostro presente. Necessaria: per reagire al formalismo dissolutore del reale (il neopositivismo), all'individualismo astorico (l'esistenzialismo), al relativismo tendenzialmente nichilistico (un certo storicismo), alla sottovalutazione dell'uomo e della sua attività creatrice (il materialismo meccanicistico) operanti nella cultura contemporanea. Possibile: giacché a Lukàcs sembra che la critica moderna (da Nietzsche, a Heidegger, a Wittgenstein) non abbia dimostrato l'impossibilità di un'analisi delle strutture dell'essere.