È la prima volta che in Italia viene pubblicata un'opera di Osvaldo Lamborghini, poeta e prosatore argentino. I lettori italiani non si devono sentire in colpa. Lamborghini è un maestro, anzi un classico, segreto anche in patria. Dopo Borges, è difficile trovare negli ultimi decenni un'opera poetica così originale e inclassificabile. Fatali e generose, violente e allo stesso tempo sentite come "disgrazie passeggere", disobbedienti a qualsiasi metrica e a qualsiasi genere letterario, le sue poesie incorporano mitologie personali, la psicoanalisi, la storia politica argentina degli anni '60 e 70, il surrealismo, l'epica gauchesca, il parlato con tutte le sue eresie popolari e tutti i suoi tic intellettuali. Siamo lontani dai simboli e dalla metafisica di Borges. Il mondo di Lamborghini è materiale, violento e crudele come un coltello domestico che una volta preso in mano si trasforma in uno strumento di tortura. Parlando della letteratura argentina contemporanea come di una casa, Roberto Bolaño ha detto una volta che Lamborghini è una scatola dimenticata sulla credenza della cantina: una scatola piccola e piena di polvere. Ma se uno la apre ci trova l'inferno.