Argentina. L'epoca della dittatura militare. Sara (alter ego dell'autrice) esce dopo anni di detenzione da una tetra e claustrofobica prigione femminile. La fine dell'incubo, per Sara e le sue compagne di cella, è l'inizio di un nuovo percorso: occorre letteralmente riabituarsi alla luce e agli spazi aperti, ricostruire gli affetti familiari (Elsa, una delle detenute, non ha potuto godere dei primi tre anni di vita del suo bimbo), non tradire se stesse, ricordare per testimoniare, mantenere e anzi rafforzare ia solidarietà e le amicizie maturate in carcere, per qualcuna cercare di capire dove sono "spariti" (desaparecidos) i rispettivi mariti e compagni. Non è facile farlo quando si è perseguitati dagli incubi, siano essi ricordi dolorosi di vita carceraria o presenze concrete, come quelle degli aguzzini, a piede libero e sadicamente sempre ronzanti attorno a Sara e alle sue compagne. Un romanzo che è al tempo stesso memoria e denuncia, scudo contro l'annichilimento e storia di una grande amicizia.