Quando, nel 1994, Berlusconi "scende in campo", sono passati trent'anni da che Mario Isnenghi ha cominciato a firmare con assiduità le Noterelle e schermaglie di "Belfagor", vale a dire la rubrica più acuminata della rivista più combattiva nel panorama della nostra recente letteratura civile. Da quel momento, Isnenghi prende un impegno che non smetterà di onorare con puntiglio a novembre di ogni anno, fino al 2012: annotare minuziosamente le vicende del mal paese, fare le pulci alla cronaca, con umorismo pungente e quant'è giusto amaro. Per diciannove anni la penna del collaboratore dell'Arcidiavolo scava, fa i nomi e, quando serve, leva la pelle; e gli anni, intanto, diventano un vero e proprio ciclo. È una fortuna, ora, poter disporre di questo diario in pubblico, che coincide con l'era berlusconiana. Non vi si parla però sempre e solo di Berlusconi. Anzi, a un certo punto, constatando il rischio di essere risucchiati dall'assillo, uno dei pezzi fa espressa obiezione: "Qui non si parla di Berlusconi". E infatti, la serie ripercorre, a cominciare da Achille Occhetto, tutti i successivi suicidi della Sinistra; come anche la "doppia cittadinanza" dell'Italiano, per effetto di quello strapotere del Vaticano, che sembra quasi volentieri subìto, ancor prima che imposto; e non mancano Bossi, le camicie verdi, il dio Po e la cima del Monviso, e poi Monti e Grillo e l'università, la scuola, la stampa quotidiana... Postfazione di Carlo Ferdinando Russo.