Negli anni '70 lo Stato appariva come un Leviatano che puniva i devianti: occorreva perciò proteggersene con solide garanzie a tutela dei diritti individuali. Di qui le proposte di ridimensionamento dell'intervento penale che hanno contraddistinto quel periodo. Dagli anni di piombo al decennio scorso, l'emergenza terrorismo e la criminalità organizzata hanno riportato in auge il discorso della sicurezza e le ragioni dell'apparato coercitivo dello Stato. Hassemer prende atto del cambiamento culturale sotteso alla lotta contro il crimine nelle società attuali: da una parte lo Stato appare sempre meno un nemico e sempre più un partner privilegiato del cittadino nel regolare la convivenza sociale, dall'altra resta ai cittadini (e ai giuristi) il compito di non cadere negli eccessi "securitari" promuovendo un diritto penale formalizzato, ispirato ai principi dello Stato di diritto costituzionale.