Tämä teos on niin romaani kuin essee, joka osuvasti kuvaa sitä tunnetta, kun kurkussa on vettä ja aikaa ei enää ole. Hän kuvaa sitä tunnetta, kun aika loppuu ja mitään ei voi enää tehdä eikä mikään ole pelastettavissa, emme voi enää tehdä niitä asioita, joita vain lykkäsimme ja lykkäsimme. Luulemme, että aika kuuluu meille, mutta se karkaa, koskettaen meitä ensin ja kadoten sitten, jättäen jälkeensä kitkerän maun. Guido Maria Brera kuvaa tätä tunnetta hyvin, syventäen sitä ja yhdistäen sen ajankohtaisiin, käytännöllisiin asioihin omalla tuoreella näkökulmallaan.
Guido Maria Brera torna al giornalismo narrativo con "La fine del tempo", un romanzo che è anche un saggio e che descrive accuratamente la sensazione dell’acqua alla gola, del mare che avanza e che ci travolge. Questo significa la fine del tempo, l’impossibilità di non fare più nulla, di non poter più salvare un Paese o abbracciare un padre che ci ha amato o un figlio che ci ha lasciato. La fine del tempo è la sensazione che non si può fare più nulla per salvare o per essere salvati, per compiere ciò che andava compiuto o che volevamo fosse fatto e non abbiamo mai avuto il tempo di fare, rimandando ogni cosa. Questo tempo che scivola via e scorre inesorabile pensavamo ci appartenesse e invece no, ci è sfuggito e ci ha abbandonato, sorvolando sopra di noi, sfiorandoci e poi lasciandoci con l’amaro in bocca. Guido Maria Brera descrive bene la sensazione, la approfondisce, la rende anche pratica nell’attualità, in un’Italia che si fa sfuggire le occasioni e che abbandona la sua bellezza agli altri, la fa passare, la fa scalfire dalle onde dei minuti, delle ore, dei giorni, dei mesi, degli anni e dei secoli. Come un bambino che si chiede quanto tempo manchi o quanto tempo ha, Guido Maria Brera ci offre un nuovo, privilegiato, punto di osservazione.