Tecniche minimali di disegno, punti di vista instabili, confluenze di discipline diverse, retoriche e modalità di rappresentazione allusive. Il progetto della città è fatto anche di questi materiali, intercettando uno spazio urbano sempre meno omogeneo e isotropo, ma maggiormente plurale, molteplice, talvolta drammatico o fantasmagorico. L'urbanistica e l'architettura si mostrano come saperi nei quali il visuale è centrale: schizzi, mappe, schemi, diagrammi, concept, formano immagini di un caleidoscopio di città, luoghi e progetti di cui questo libro prova a rileggere lo sviluppo suggerendo una sorta di narrazione, che attraversa, in particolare, il Novecento, arrivando a intercettare i profondi mutamenti nell'attività del progettare la città e i paesaggi della contemporaneità. Si tratta di riduzioni e interpretazioni necessariamente semplificanti della realtà, artifici icastici e persuasivi. Immagini "inesatte", che, per la loro apparente indeterminatezza, consentono di essere reinterpretate e risemantizzate, di "capirsi meglio". Non solo materiali dell'esperto, quindi, dell'architetto, dell'urbanista, ma elementi collocati oramai nell'immaginario visivo contemporaneo, e il loro utilizzo nel progetto di città è tra i mezzi più ricchi e utili, ponendosi come solida alternativa al paradigma razionale, eccessivamente codificato e, di conseguenza, non mediato e poco condiviso.