"Lezioni di piano" è una riflessione sulla fortuna dello strumento dagli anni della sua incipiente diffusione poco dopo il 1800 fino ai Quaranta del secolo scorso, ripercorsa attraverso le tracce che emergono abbondanti e quasi sempre apologetiche tanto nelle pagine di musicisti (Schumann, Busoni, Wagner, Bülow), letterati (Musil, Govoni, Savinio, Jonathan Coe) e filosofi (Weber, Adorno) quanto nelle visioni del pittore (Matisse, Carosi), tutti convinti che di quello strumento non avrebbe mai potuto fare a meno non solo la propria raffinata educazione, ma financo la propria elementare e semplice vita. Tramite essenziale per l'apprezzamento della musica negli anni in cui la sua riproducibilità tecnica era ancora in fasce, segna per un compositore eccelso quale Hans Werner Henze o per pianisti di quarta classe come molti di noi, il luogo favoloso dell'appropriazione della musica che solo sotto le dita, suonata sempre assai Largo per non perdere neppure una nota degli arpeggi mauvaise musique che accompagnano il Tema di Lara!, può dirsi davvero e non falsamente apprivoisée, cantone della memoria o promessa della felicità nell'ultimo canto d'Isotta e nel verso accorato di Amy Winehouse all'epilogo.