Uno dei protagonisti della Beat Generation, il poeta Allen Ginsberg, parte per un viaggio in Europa, durante il quale scrive a casa, al padre Louis, professore di letteratura, anche lui poeta. Venezia, Roma, Amsterdam e poi Parigi. Siamo alla svolta degli anni Sessanta, Ginsberg ha appena pubblicato "Urlo" con Ferlinghetti, il testo poetico condannato per oscenità omosessuale, il cui successo di scandalo lo rende presto famoso. I suoi amici sono Orlowsky, Corso, Kerouac, Burroughs. Le lettere si succedono carichi di lampi sulfurei da San Francisco, e poi via via dall'Argentina, Cile, Bolivia, Perù, dove Allen sperimenta piante allucinogene per ottenere nuove visioni. E poi ancora il Marocco, Israele e infine l'India. Tra le righe, spuntano versi che formano celebri testi, come "Kaddish" per la morte della madre pazza in manicomio. L'affetto e la stima tra Louis e Allen è tangibile. Ma spesso nelle lettere si accendono tra padre e figlio aspre discussioni sulle loro contrastanti forme poetiche, sul diverso approccio politico alla rivoluzione cubana, allo stato d'Israele, all'evolversi della guerra fredda, alla guerra in Vietnam. Sullo sfondo di un ottuso maccartismo, riviviamo attraverso questa corrispondenza l'urlo della Beat generation che scavalca i continenti, misurandosi con nuove culture.