Il cuore dell'espressionismo coincide con il cuore della Prussia: è Berlino il luogo di quella generazione che si definisce nuova per eccellenza. Qui hanno la loro sede editori come Fischer e Cassirer e case editrici "più giovani e autenticamente espressioniste". Qui si inaugurano mostre e si aprono gallerie che espongono la nuova arte. Qui sono i caffè ai cui tavoli siedono, discutono, fondano gruppi e proclamano 'secessioni' poeti e artisti. Qui, infine, fa la sua prima comparsa in Germania il termine espressionismo nel catalogo della XXII esposizione della Berliner Secession. Lo specifico berlinese di questa avanguardia è costituito in larga misura dalla sua sostanza metropolitana, dal suo incontro entusiastico con la città: una città la cui fisionomia stava vivendo in quegli anni profonde modificazioni nel processo di trasformazione in grande capitale. Il perimetro della città in cui gli espressionisti si muovono, gli spazi che attraversano e usano, sono quelli della nuova Berlino in movimento con il suo rapido sviluppo urbanistico, il determinante spostamento dei centri di gravità della vita cittadina e la sua ramificata rete di mezzi di comunicazione. Accanto a questa topografia urbana reale è tuttavia possibile tracciare una seconda mappa - che chiameremo la Berlino delle parole, ma potrebbe essere la Berlino delle immagini o dei colori - che viene a costituirsi dall'interno dell'officina espressionista, dalla ricostruzione che ne fanno scrittori, artisti e intellettuali.