"Nicolás Fernández de Moratín (1737-80) è una figura bifronte: perfetto intellettuale illuminista (burocrate di Corte, sostenitore della politica riformatrice del conte di Aranda, promotore della tertulia della Fonda de San Sebastián, membro dell'Accademia degli Arcadi di Roma e della Real Sociedad Económica de Madrid, difensore dell'estetica del buen gusto e fautore del teatro neoclassico), è al contempo un erotomane trasgressivo, frequentatore di amanti e prostitute. La sua opera riflette anche il volto oscuro del secolo dei Lumi, di un'età all'apparenza contraddittoria, in cui convivono razionalismo, libertinaggio e un ricco filone di letteratura erotica. "L'arte de las putas" (1767-72 ca.), proibita e messa all'Indice, circola manoscritta tra gli aficionados del genere durante la vita dell'autore e resta inedita sino a fine Ottocento. Il poema, ironico e scherzosamente grossolano, in bilico tra didascalismo - secondo la concezione settecentesca dell'arte - e dimensione erotico-burlesca, offre un intrigante spaccato della Madrid postribolare dell'epoca, con veri e propri elenchi di putas - modeste, d'alto bordo e altolocate -, di cui si descrivono l'aspetto fisico, (...)".