Divertissement, provocazione, insegnamenti, curiosità. "L'elogio della malaparola" è questo, e molto altro. È una finestra spalancata all'improvviso su un panorama spesso dimenticato, è uno scavo nelle radici della lingua napoletana che porta alla luce reperti sorprendenti, è una lezione di equilibrio e raffinatezza che non rinuncia a un tocco di colore, grazie a esempi vivi, celeberrimi e meno noti, tanto in versi che in prosa. L'elogio ha il fine, dichiaratamente espresso, di rivalutare e nobilitare non solo il dialetto napoletano, spesso oggetto di critiche denigratorie, riportandolo a un dignitoso status culturale, etnico, addirittura antropologico, piegando in direzioni ora didascaliche, ora burlesche; ma soprattutto quello di ridar lustro alla sua forma apparentemente più infima, la malaparola, l'offesa, l'imprecazione, rivelandone tutta la carica espressiva cui è sottesa consapevolezza e ironia.