Con questo romanzo di Di Cara, fa il suo esordio sulla scena della nuova giallistica, connotata da elementi di ambiente e cultura fortemente caratterizzati, un personaggio nuovo e atipico. L'eroe di Di Cara, poliziotto ferito nel corso di un'azione e momentaneamente in sospeso dal servizio per convalescenza, si ritrova su un'isola siciliana, che sembra l'idealizzazione della Sicilia e della condizione insulare per eccellenza: è in certo modo l'isola delle isole, un'isola al quadrato tratteggiata con uno stile che evoca mistero, inquietudine, distanza e un senso costante di minaccia. Salvo, questo il nome dell'eroe, è un tipo a parte, sia rispetto alla tradizione giallistica, sia in rapporto a quello che può definirsi il suo modello di riferimento: Camilleri e il suo commissario Montalbano. Si trova coinvolto del tutto casualmente, forse per destino o per vocazione, in un caso di apparente semplicità iniziale, che via via si complica e si tinge di mistero e di ambiguità. Abitato dal mito di un eroe storico del fumetto, Tex Willer, Salvo lo interpreta in modo al tempo stesso candido e disarmante e, pur capace di muoversi sulla scena del crimine con istinto e meticolosa osservanza dei precetti accademici, ha continuamente una inclinazione alla deriva malinconica, introspettiva, umorale, intermittente. Questo Salvo è in definitiva un irregolare, a momenti deciso e determinato, arguto e pronto, ma anche spesso sognante o addirittura distratto.