"Di fronte a un oggetto veramente bello un istinto segreto ci avverte del suo valore e ci costringe ad ammirarlo malgrado i pregiudizi o le antipatie. Questo accordo tra persone in buona fede dimostra che se tutti gli uomini sentono l'amore, l'odio o le passioni nello stesso modo, se sono inebriati dagli stessi piaceri o straziati dagli stessi dolori, ugualmente si commuovono di fronte alla bellezza, come si sentono urtati alla vista del brutto, cioè dell'imperfezione. Accade però che se hanno il tempo di riesaminarsi e di rivivere la primitiva emozione parlando o scrivendo, questi ammiratori prima così unanimi non si intendono più, nemmeno sui punti principali della loro ammirazione; le abitudini di scuola, i pregiudizi culturali o patriottici tornano ad imporsi e sembra allora che i giudici più competenti siano i più propensi a contraddirsi; perché la gente senza pretese o si commuove poco, o conserva la primitiva ammirazione. In queste varie categorie non consideriamo l'esercito degli invidiosi, che il bello getta sempre nella disperazione."