Le donne non vanno alla guerra, le donne rimangono a casa con i figli e il cuore gonfio di pensieri. Le donne non ricevono notizie perché le comunicazioni radio vanno centellinate, eppure il comandante Todaro scrive a Rina tutti i giorni, le racconta la vita sul Cappellini, il sommergibile che sta conducendo a far la guerra nel grande oceano. Chissà se quelle lettere la raggiungeranno o si perderanno sul fondo dell'abisso insieme alla voce di Marcon, aiutante di bordo, il volto sfigurato dall'acetilene e quell'accento venexian che scalda il cuore al comandante. Insieme alla voce di Schiassi, il marconista, che con l'idrofono ausculta le profondità. All'accento campano di Stumpo, il motorista-corallaro, capace di riconoscere i polpi femmina e di dare la vita per i compagni. A quello di Giggino, il cambusiere, che ancora non sa quanto scaldano il cuore le patatine fritte. A quelle di tutto l'equipaggio del Cappellini. Ma non c'è tempo per pensarci, perché all'orizzonte si profila la sagoma di un mercantile che viaggia a luci spente. Bisogna affondarlo, e i valorosi uomini di Todaro affrontano con successo un duro scontro a fuoco. Ma a questo punto il loro comandante prende una decisione destinata a fare la storia: salvare tutti e ventisei i superstiti, navigando in emersione per quattro giorni e quattro notti con gravissimo rischio. Perché quelli per lui non sono nemici, sono naufraghi. E quando qualcuno gli chiederà "Ma voi, chi siete?", il Comandante risponderà: "Un italiano. E un uomo di mare. Come voi."