Le esili filigrane dei disegni di Simone Pasini esprimono la nobile arte del pugilato, non fare a pugni, non massacrarsi, ma dividersi in linee di forze, nuvole recintate dalla matita nera, profili ardimentosi ma bloccati in un gesto da ammirare. Piu di cosi non potevano essere d'accordo, nella loro tensione limitata, con le parole cadenzate di Ferdinando Dagostino, dove i pugni, fuori e sul ring, divengono la malattia, lo scompenso, una violenza interna, psicotica del protagonista, che quasi pirandellianamente si frantuma e cade in pezzi.