Raccontata dalla voce narrante di un bambino, questa cronaca familiare può leggersi in due modi. E il ritratto, antisentimentale di un padre che decide di stare, ad ogni costo e ad ogni istante della propria vita, dalla parte del figlio condannato a una lunga detenzione: eroe ordinarissimo di un eroismo senza gesta, per lui il figlio è diventato una specie di incarnazione della più vera condizione umana. Oppure è il ricordo di un''infanzia normale, in una famiglia del tutto normale, cresciuta col padre ferroviere e lo zio falegname, con la mamma maestra e la zia senza figli che alleva bengalini, con abitudini normali ma dentro cui irradia una specie di incantesimo - la galera del fratello - che trasferisce questa normalità in un altro «pianeta».