La coscienza di Berto attraversa la produzione letteraria dello scrittore di Mogliano Veneto, alla ricerca della sua coerenza e della sua cifra narrativa. Fin dalle prime prove, emerge come il romanziere, inguaribile bastian contrario, abbia prestato la sua penna ai vinti, della storia così come della politica, della società, della religione, della vita. Centrale risulta certamente l'opera che l'ha consacrato, "Il male oscuro", ma finalmente si rivalutano e si riconsiderano anche le altre, dalla Colonna Feletti alla Gloria, sua ultima fatica. Si scopre come la scrittura abbia rappresentato per Berto, in ogni stagione della sua vita, il farmaco, la cura del suo "male oscuro", quello "di cui le storie e le leggi e le universe discipline delle gran cattedre - scrive Gadda - persistono a dover ignorare la causa, i modi: e lo si porta dentro di sé per tutto il folgorato scoscendere d'una vita, più greve ogni giorno, immedicato".