Con questa raccolta in versi e prose, Paolo Cristiano, classe 1919, propone la sua ultima opera: trentasei composizioni poetiche brevi ed essenziali, alcune quasi in forma epigrammatica, cui si aggiungono alcune pagine di prosa, fitte di pensieri e ricordi. Una sorta di personalissimo zibaldone, cui seguono, in chiusura, nove liriche che, come segnala Robertomaria Siena nella sua nota introduttiva, propongono nel loro insieme "l'assoluto della domanda". L'autore traccia in queste pagine un itinerario che ripercorre gli episodi e le riflessioni più importanti riguardanti la propria esistenza; eppure, la fragilità e le incertezze che paiono trasparire qui e lì sono solo apparenti: viene fuori, prepotente e ineluttabile, il vigoroso carattere di questo poeta, la forza e l'energia di una mente sempre vigile e lucida, lo sguardo, a volte disilluso ma comunque ironico, di chi tanto ha visto e tanto ha vissuto. Il leitmotiv della raccolta è efficacemente espresso dal titolo e, come scrive Nicola Terzulli nel suo commento di chiusura, pone il lettore di fronte a una sorta di riepilogo dei fondamenti della passione poetica di Cristiano, espressi in atteggiamento dilemmatico tra l'Essere e il Non Essere, vale a dire tra la vita e la morte, tra la positività del Tutto e la negatività del Nulla, lungo i cui estremi ha da sempre fluito tutta la ricchezza e versatilità del suo fare poetico e, a ben riflettere, la sua mordente speculazione intellettuale.