Nello scenario della società della tecnologia, della "cultura terapeutica" e dei sempre nuovi conformismi, il bisogno di filosofia rischia di essere svuotato del suo potenziale senso di istanza critica per essere normalizzato e incluso nel sistema come uno dei suoi prodotti. La proposta di una filosofia come pratica (una "filosofia agoretica" come la chiama Cosentino), non è né un mitico richiamo alle origini né un troppo ottimistico progetto di rilancio della razionalità moderna. La metafora dell'agorà, la piazza, può aiutarci ad aprire un orizzonte di esperienza non mediata dai mezzi di comunicazione di massa. Si tratta di istituire oasi, terreni di gioco di pensiero riflessivo; micro-eventi di ricerca sviluppata con la propria testa e anche sulla propria testa con l'aiuto di una filosofia che, senza rinnegare se stessa, sappia mettersi al servizio della vita e proporsi come strumento di emancipazione.