Silvio Pellico non amava scrivere poesie d'occasione su richiesta di qualche mecenate e committente. Uscito dal carcere, Silvio Pellico aveva scritto con affettuosa ironia in una lettera del 1834, indirizzata alla contessa Ottavia Di Masino di cui frequentava il salotto che avrebbe preferito tornare in carcere piuttosto che essere costretto a scrivere versi su ordinazione. A conferma di questo Silvio scrivera nel 1839 in una lettera al fratello Luigi che, arrivato a cinquant'anni, non e facile per un poeta trovare ancora nuove idee e nuovi spunti e che Monti a quell'eta continuava ad essere ancora capace di comporre versi in quantita perche su di lui agiva la sollecitazione di Napoleone che lo ricompensava per le sue lodi.
Con queste premesse risulta strano che nel 1842, in occasione delle nozze del futuro re Vittorio Emanuele II con Maria Adelaide D'Austria, il comune di Torino abbia commissionato due composizioni poetiche a Felice Romani, e allo stesso Pellico...