In molti paesi sudamericani si sono succeduti negli ultimi anni imponenti movimenti popolari e indigeni e cambiamenti di governo che non ricalcano la fisiologia del ricambio interno delle élite dominanti o quella del golpe autoritario. Questi fenomeni, al contrario, introducono una relazione aperta e produttiva con una nuova composizione sociale e politica delle classi subalterne. Gli autori esaminano la storia dei tre grandi colossi del continente, Brasile, Messico e Argentina, seguendo l'idea che all'inizio stiano sempre le lotte operaie e proletarie e solo dopo lo sviluppo capitalistico: l'innovazione prima di essere tecnica è sempre sociale. Con la crisi delle sovranità nazionali, delle loro ideologie e dei loro modelli di sviluppo, che non hanno saputo sconfiggere diseguaglianze e miseria, l'America Latina si va trasformando in un potente laboratorio nel quale prendono forma nuove figure di democrazia radicale e modelli di gestione collettiva dei beni comuni.