“Una vita sottile” è il primo libro di Chiara Gamberale, uscito quando la celebre autrice aveva appena vent’anni. Della Gamberale questo libro forte, autentico e doloroso ha tutto, compreso il grande senso di autoanalisi.
“La vita sottile” è quella fame che ha segnato l’autrice nell’adolescenza, l’anoressia poi divenuta bulimia, che faceva di Chiara una figura sempre più esile e fragile. Il dolore lungo e ossuto della scrittrice, solo apparentemente destinato a non finire, trova nella parola scritta una catarsi. La Gamberale appare con grande intensità nei diciotto diarietti scritti con l’amica Cinzia sui banchi di scuola oltre che attraverso gli occhi di chi la ama: l’insegnante che le ha dato molto, l’amico Emiliano a cui è legata da un rapporto intensissimo, ai limiti dell’amore, il cane Jonathan che la vuole così com’è e a cui interessa solo la sua presenza. La scrittura della Gamberale fa intravedere la difficoltà e la bellezza dell’avere vent’anni: il dolore e insieme la gratitudine con cui ogni giorno ci si approccia a un’esistenza e al fatto di essere semplicemente vivi.
“Una vita sottile” è un raggio di luce nella letteratura contemporanea, che preannuncia il grande talento della futura scrittrice di successo Chiara Gamberale.