Con “L’isola dell’abbandono”, Chiara Gamberale si riconferma come una delle voci più sensibili del panorama letterario italiano.
È famosa l’etimologia dell’espressione “piantare in asso”: viene dall’abbandono più celebre della storia della letteratura, quello di Teseo che lascia Arianna dopo che lei gli ha salvato la vita aiutandolo a fuggire dal labirinto. Anziché riportare la ragazza con sé ad Atene, Teseo l’abbandona a se stessa sull’isola di Naxos (in Naxos, in asso, appunto). Proprio con questo mito dialoga il romanzo di Chiara Gamberale.
Anche la protagonista di questa storia, infatti, è stata abbandonata a Naxos dal suo primo grande amore, Stefano. Sono oramai passati dieci anni da allora, quando lei decide di far ritorno su quell'isola. A spingerla a fare i conti con quella ferita lontana è un avvenimento importante appena verificatosi nella sua vita: ora che è madre, infatti, tutto sta assumendo contorni nuovi, e lei, più fragile e più forte al tempo stesso, non può che ripensarsi daccapo e lasciare che i nodi vengano al pettine.
“L’isola dell’abbandono” di Chiara Gamberale è un libro sul miracolo e la violenza della vita, sulla paura di perdere il controllo su se stessi ma anche sul bisogno di lasciarsi andare. Perché l’abbandono è forse la forma più terribile di sofferenza, ma è anche un'occasione insostituibile per rincontrarsi.