I Sileni, secondo la nota definizione di uno degli "Adagia" di Erasmo, erano figure a intaglio dall'aspetto ridicolo, ma che, una volta aperte, mostravano l'immaginetta di un dio. Prendevano il nome dal mitico precettore di Bacco, buffone degli dei e depositario di un'arcana saggezza, e indicavano proverbialmente tutto ciò che ha una sostanza molto diversa dall'aspetto esteriore. Nella sua beffarda duplicità, la figura del Sileno metaforizza la qualità di tante scritture satiriche, moraleggianti o semplicemente comiche, che attraversano la nostra letteratura dagli esordi del Rinascimento sino a tutto il Seicento: scritture di generi molto diversi, di autori lontani per epoca e caratteristiche, ma accomunate dalla volontà di fornire, sotto la necessaria piacevolezza del dettato, un'idea dell'uomo il meno idealizzata possibile. Il volume procede per sondaggi disparati ma esemplari alla ricerca di tracce che possano definire un percorso in questo senso: dall'Alberti del "Theogenius" al Machiavelli del "Decennale", dall'Ariosto del "Negromante" e della "Lena" al Doni della "Moral filosofia", si dispiega un variegato panorama di testi che dissimula il tentativo della letteratura, nella lunga durata di oltre due secoli, di farsi portatrice di uno sguardo "altro", magari acre o smagato, ma sempre lucidamente costruttivo (e perciò morale) sul mondo e sulle sue debolezze.