Un'indagine nel mondo variegato di Gina Lagorio, uno scandagliare le pieghe del suo sentire e un ricreare le atmosfere dei luoghi da lei abitati e visitati. I sapori della memoria sono i fili del passato che riemergono, i "paesaggi dell.anima" come le Langhe, Cherasco o la Liguria e i legami con gli amici artisti. Da questa visione nasce la scrittura o meglio il "gusto di scrivere" in Gina Lagorio, un "piacere" secondo l'ottica di Roland Barthes, un modo per assaporare attraverso la parola che si fa suono, sinfonia, rappresentazione teatrale, le situazioni della vita. Parola che diventa pittura, parola che diventa forza: quella della vis polemica che ha contrassegnato la scrittrice, che l.ha resa testimone del suo tempo. Il filo conduttore del saggio è il significato del cibo, che unisce le tappe della vita della scrittrice e rappresenta il collante delle storie, assumendo valenze semantiche diverse: un modo per riannodare affetti, segno di identità, attaccamento alla propria terra, compensazione affettiva.